Arriva da Bolzano un pensiero.
Lo Scudetto. L’ultimo. Il quarto.
Il più bello del primo.
Si dice: il primo amore non si scorda mai.
Ma a volte l’ultimo ti stravolge, ti consuma, ti rinnova.
Questo non è solo un trofeo: è una cicatrice dolce,
un urlo trattenuto per mesi,
un sogno che ha preso la lunga via del sud per tornare a casa.
È stato un viaggio fatto di ansie,
di silenzi tesi davanti al televisore,
di urla liberatorie nei bar e nei vicoli.
Partita dopo partita,
come una febbre che cresce fino all’esplosione finale.
Ansia, ansia, ansia.
E poi—libertà.
Il Tricolore non è solo apparso nel cielo di Napoli.
È esploso come un fuoco d’artificio d’orgoglio,
d’amore, di fede.
Come a dire: “Eccoci. Ancora. Più forti. Più veri.”
Questo Scudetto è il volto di una città che non molla,
che piange e ride allo stesso tempo.
È il quarto, sì.
Ma dentro, è come il primo bacio:
incredulo, eterno, irripetibile.
Fonte:Salvatore NICOLÒ
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